Quanto tempo era che non entravo alla Sala Cutu? Un bel po’ di anni, ricordo che me ne stavo appollaiata sugli scalini più alti e prendevo appunti per Corriere dell’Umbria sulla compagnia Teatro di Sacco e su Roberto Biselli, attore, docente e direttore artistico, uno dei personaggi più vivaci e indipendenti della nostra scena culturale. Come ho detto nel mio post Il turning point e le vite possibili devo essere molto a posto fisicamente, per andare al cinema ma più di tutto a teatro.

Sala Cutu è nascosta in un luogo inaccessibile, nell’angolo di una piazzetta in pieno centro storico; ma grazie allo staff e agli operatori sensibili e con un po’ di fortuna per trovare parcheggio è resa accessibile, “se hai bisogno c’è pure il wc accessibile per la tua vescica anarchica”, mi ha rassicurato Roberto. 

E quindi lo scorso dicembre sui soliti sintomi della ‘bastarda’ e sulla fatica centrale – sempre presente ma contenuta, per una volta… – ha avuto la meglio la voglia di vedere  Stefano Baffetti: anche lui una conoscenza della mia vita precedente, il ‘Baffo’, nel frattempo diventato un attore a tutto tondo. Immenso, col suo monologo comico-surreale “La colpa è la mia che t’ho fatto”, promosso da Teatro di Sacco e Bottegart, Francesco Montesi alle percussioni e Francesco Federici light designer.

Mai tema fu più azzeccato per il titolo della stagione teatrale “Indizi” di Sala Cutu: “Ora e sempre resilienza”.