Qualche mese fa scrissi che avevo sognato di ri-nuotare. Stanotte ho sognato che ricamminavo, ed è stata tutta un’altra storia.

Primo perché a differenza dell’altro sogno, stanotte NON sapevo di stare sognando. Era tutto veritiero, lucido e razionale. Ero qui nel 2018, non ero né ‘prima’ né ‘dopo’, non c’era dramma né pathos, non ero guarita o cosa: ero, chissà come, in una pausa-caffè dalla malattia. E quindi non sapevo che mi sarei risvegliata: andavo, e basta.

Secondo, il sogno mi ha restituito una sensazione che non provo da anni, una sensazione proprio ‘fisica’, e come sapete il sentire fisico è il più potente, il più evocativo: mi risentivo naturalmente ‘verticale’.
Voglio dire, io non sono ancora completamente paralizzata, ho un sacco di soddisfazioni dai miei passi quotidiani col deambulatore. Ma sentirsi verticali, è un’altra cosa. A che età si impara a camminare e poi si automatizza tutto? Fate il conto voi.

Bene, io mi risentivo serenamente, naturalmente verticale. Non erano i pochi passi spastici, aggrappati al deambulatore delle sere, ma il PESO verticale giù dritto dal corpo, dal tronco fino giù alle gambe e ai piedi. Sentire le piante dei piedi che toccano e ‘pigiano giù’ fino a terra, in un asse verticale immaginario. Uno, dopo l’altro, e vai. Ripeto: non ero guarita, niente pathos, ero nel 2018 e il regalo più bello del sogno, NON FACEVO CASO al camminare. È così per tutti, no? Non farci caso.
Andavo su e giù per Via Campo di Marte, arrivavo fino al parcheggio del Bove – almeno potevo scegliermela meglio, la location… – nel plot del sogno sapevo solo che era “un attimo ripreso il discorso” e tanto valeva riallenarmi un po’, quindi mi sono fatta le mie ‘pettate’ – come si dice in perugino – a scendere e poi risalire.
Stavolta svegliarsi non è stato una passeggiata.

Tempo fa ero con un amico di vecchia data, paraplegico (oltre 25 anni di abitudine). Gli raccontavo dei miei sogni in piedi, una costante già da tempo (una costante dolceamara). Non mi spiegavo il perché, e Francesco serafico mi fa, “di che ti stupisci? Pensi che io, in tutti questi anni, mi sia mai sognato in sedia a rotelle?”.
Ci dev’essere qualcosa di fisiologico e liberatorio in questi sogni (una volta che hai ingoiato il risveglio): i sogni ti restituiscono il corpo.
Così come le persone amate, i sogni ti restituiscono anche il corpo, il movimento, la libertà.